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2009 - Bonfirraro Editore
Scheda al libro:
Già il titolo del libro Il Barone Rosso, leader maximo della sinistra siciliana ci incuriosisce non poco e ci sollecita alla sua lettura. La sua copertina ci dice chiaramente che il protagonista del libro di Maurizio Di Fazio è il senatore Mirello Crisafulli, personaggio politico ennese dai modi bruschi e sbrigativi ma dai fatti concreti e di sostanza. Un esempio per tutti la realizzazione dell’Università Kore di Enna, fonte di crescita culturale e, si spera, occasione di sviluppo economico per tutta la provincia. Il libro è un mosaico ben congegnato con tutti i tasselli al loro posto che adeguatamente delineano non solo la figura e la personalità del senatore Mirello Crisafulli, ma anche le vicende, i retroscena e le realizzazioni che hanno caratterizzato la sua carriera politica. Fra i tanti articoli di giornali che compongono il libro ci sono quelli a firma di Pietrangelo Buttafuoco, Giuliano Ferrara, Enrico Del Mercato che impreziosiscono e completano l‘organicità del libro rendendone più gradevole la lettura e ci fanno comprendere meglio il personaggio politico che è ritenuto il Leader Maximo della sinistra siciliana.
Presentazione del libro
Leonforte 4 Ottobre 2009
Foto: Sigismondo Novello
Da sinistra: Salvo Bonfirraro (Editore) - Paolo Garofalo (Sindaco di Enna) -
Maurizio Di Fazio (Scrittore) - Uccio Muratore (Politico) -
Pubblico presente all'evento...
Da sinistra: Salvo Bonfirraro (Editore) - Paolo Garofalo (Sindaco di Enna) -
Maurizio Di Fazio (Scrittore) - Uccio Muratore (Politico)
Per me è un piacere Mirellarmi...
Pietrangelo Buttafuoco
Prefazione al Libro di Pietrangelo Buttafuoco:
Il mio amico Mirello è di suo il ritratto della generosità. La sua faccia è tutto un programma di allegria. E il suo sorriso, poi - declinato nel verso dell’intelligenza tutta contadina - reclama il casting. Quale attore, infatti, potrebbe godere della molteplicità di espressioni di Mirello? Eravamo - io, Giuliano Ferrara e tutto il gruppo de Il Foglio - seduti da Settimio, un magnifico ristorante di Roma. Eravamo in lieto conversare, io davo le spalle all’ingresso e non potevo vedere entrare gli altri avventori e fu proprio una carambola di sorrisi che annunciò l’ingresso di Mirello. Ferarra ancora non lo conosceva ma lo battezzò al meglio già alla prima occhiata: “Terapia e pallottole. Perfetto per un casting di film in bianco e nero” . Il mio amico Mirello è campione di ironia e di sazietà. Scherza su se stesso e su tutto. La sua collusione con tutti gli incubi possibili raccontati dai giornali e da quella infima fogna qual è internet è tutta immaginaria e se a qualcuno piace rovinarlo, la mascariata non riesce perché Mirello non solo è un galantuomo, ma anche un coraggioso campione della polis. Non è da tutti sapersi assumere responsabilità. Troppo facile predicare quando non si sa razzolare e Mirello che si diverte come un pazzo a mostrare anche il muso sbruffone è uno che predica male ma razzola benissimo. Parliamoci chiaro: cosa sarebbe la sua provincia senza le sue intuizioni? Non ci sarebbe l’Università, non ci sarebbero tante piccole aziende, non ci sarebbero all’orizzonte i cinesi e neppure il formaggio piacentino (o meglio: non sarebbe conosciuto in tutta Italia per come ha saputo promuoverlo lui). Già odo tutto il brontolare dei nemici suoi ma Mirello è così: non fa il parlamentare per essere senatore a palazzo Madama e poi riverito ad Enna. Al contrario. Così come ieri al parlamento regionale e alla camera dei Deputati, oggi Mirello ha fatto entrare al senato la sua città per farla riverire nei luoghi delle istituzioni. Abbiate idea di cosa sia piazza Sant’Eustachio, a Roma, al pomeriggio, quando si sfarinano le pause dei lavori parlamentari. E una vera agorà dove Mirello è sacerdote di arguzia e di concetto. E la città della politica non può più fare a meno di lui. Mirello è un antidoto agli chic, è un provetto dissacratore, un potente eversore del conformismo benpensante ma è un vero figlio di quell’unico dio dell’intelligenza che risponde al nome di Nicolò Macchiavelli. La politica è la scienza dei rapporti umani prima ancora che teoria del fotti - compagno. Il fine giustifica i mezzi ma i mezzi di Mirello sono sempre adeguati al fine. Una volta perfino Silvio Berlusconi che sa dragare tra le anime astute, facendosi raccontare tutto su Mirello, sentenziò: “E dobbiamo ancora fare il dialogo e il bipolarismo con Veltroni?”. Il mio amico Mirello è uno la cui parola è parola. Siccome il bue si riconosce dalle corna, Mirello lo s’indovina per verba, in un significar di lealtà che, certo, è fatta anche di mediazione, ma sempre in vista di risultati. Sia quando sta all’opposizione, sia quando è al governo, Mirello è uno porta tutto a conclusione. Mirello, infine, non è un ideologico. E questa la sua virtù suprema. Certo, è un compagno, ma di quella schiatta fatta partito, non sinistra teologale. Mirello, giustamente, diffida di tutte le virtù dichiarate. Pratica solo prassi collaudate nella sbrigativa serietà della gente per bene. In un certo senso è il vero laico perchè crede in quello che fa andare avanti il territorio e la gente. La modernità è la sua fissazione. Il giorno in cui da Enna tutte le automobili che la soffocano precipiteranno giù per liberare le strade e i quartieri, resi finalmente agili da una teoria di scala mobili e di luccicanti parcheggi forati a gruviera, di sicuro ci sarà l’idea di Mirello. E così il capoluogo più alto d’Italia farà il suo figurone. Proprio come Perugina, meglio di Heidelberg. Tale e quale Enna, la tana di Proserpina (manco a dirlo).
Pietrangelo Buttafuoco
Presentazione del libro
Assoro - Dicembre 2009